Cari pazienti,
scriviamo queste righe per condividere con voi alcune riflessioni e chiarimenti in merito alla complessa situazione che la sanità sta vivendo. Come vostri medici di fiducia, sentiamo il dovere di spiegare alcune dinamiche che talvolta creano difficoltà reciproche e che influenzano il rapporto di fiducia e collaborazione che consideriamo fondamentale.

Innanzitutto, desideriamo ribadire che la ricetta medica è un atto pubblico con validità legale.
Questo significa che ciò che scriviamo su una ricetta non è una semplice formalità, ma una dichiarazione ufficiale che deve rispettare la verità clinica e le normative vigenti. Non siamo quindi tenuti a cambiare il quesito diagnostico per adattarlo ad esigenze diverse da quelle mediche: farlo significherebbe dichiarare il falso, cosa che non solo è eticamente inaccettabile, ma è anche illegale.
Se indichiamo un sintomo anziché una diagnosi è perché, nella maggior parte dei casi, è proprio attraverso l’esame richiesto che possiamo arrivare a una diagnosi certa. Non è possibile, infatti, diagnosticare a priori ciò che un paziente presenta senza avere gli strumenti necessari per farlo.

Capiamo profondamente le difficoltà che molti di voi affrontano. Sappiamo che pagare un’assicurazione sanitaria porta spesso al desiderio legittimo di sfruttarne i benefici, e comprendiamo che i lunghi tempi di attesa del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) possono spingere a rivolgersi al privato. Al riguardo, è possibile utilizzare le prescrizioni redatte dal medico con impegnativa “mutualistica”, sia con SSN che in ambito privato.

Questa situazione è frustrante, ed è un problema reale che affligge sia i pazienti sia i professionisti della sanità. Tuttavia, questa dinamica talvolta si traduce in richieste che mettono noi medici in difficoltà.

In particolare:

  • Il numero di richieste è molto elevato. Le continue richieste ad uso assicurativo, spesso non urgenti, sottraggono tempo prezioso alla cura e all’attenzione dei malati.
  • Pressioni per modificare il quesito diagnostico. Molto spesso ci viene chiesto di cambiare quanto scritto in ricetta per adattarlo a criteri assicurativi o di altra natura. Questo, oltre a violare la legge, mina la fiducia e il rispetto reciproco.
  • Esami non necessari. Talvolta ci troviamo a gestire gli esiti di esami che non avevamo ritenuto utili o appropriati. Questo non solo aumenta il carico di lavoro, ma rischia di generare ulteriore confusione nel percorso diagnostico.
  • Ricette retrodatate. Non è possibile “sanare” con prescrizioni retrodatate esami o visite già effettuati in autonomia.

Nonostante queste difficoltà, vi assicuriamo che cerchiamo sempre di fare tutto il possibile per venirvi incontro. Nei limiti della ragionevolezza e delle regole che dobbiamo rispettare, siamo sempre disponibili a discutere le vostre necessità e a trovare insieme la soluzione migliore. Tuttavia, per poter lavorare al meglio, è indispensabile che il rapporto sia basato su correttezza, rispetto e fiducia reciproca.

Vi invitiamo quindi a riflettere su queste considerazioni e a collaborare con noi per affrontare insieme le difficoltà di un sistema sanitario in evoluzione, senza dimenticare l’importanza del rispetto per il nostro lavoro e per le responsabilità che esso comporta.

Grazie per l’attenzione e per la fiducia,

I medici dell’equipe 4, distretto 2 dell’ASL Città di Torino